Si è concluso ieri, nelle aule del Tribunale di Paola, il processo “Frontiera” (troncone che riguarda i 39 imputati che hanno optato per il rito ordinario) che ha preso il nome dall’omonima operazione condotta nel luglio del 2016 dai Carabinieri del ROS in Calabria, Campania, Basilicata e Lombardia. I militari dell’Arma, in quella occasione, diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 58 persone indagate per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, usura, illecita concorrenza con violenza e minaccia ed altri delitti. Coinvolti nell’operazione anche quattro uomini di Sala Consilina: Vito e Cono Gallo, padre e figlio, Enzo Casale e Fabrizio Vitale.
Il collegio giudicante, presieduto da Alfredo Cosenza con a latere Vincenzo D’Arco e Rosamaria Mesiti, ha condannato, tra gli altri, Vito Gallo a 26 anni e 8 mesi (24 gli anni che avevano chiesto il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e il pm Romano Gallo della Dda di Catanzaro), Cono Gallo a 10 anni (erano stati richiesti 11 anni), Enzo Casale a 6 anni e 8 mesi (il doppio era stata la richiesta dei due pm). Assolto per non aver commesso il fatto Fabrizio Vitale.
A difendere i tre imputati valdianesi l’avvocato Domenico Amodeo per i Gallo, l’avvocato Loreto Zozzaro per Casale e gli avvocati Erminio Cioffi e Maurizio Vetere per Vitale.
Pena ridimensionata a 7 anni e 10 mesi, ma assolto dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, il “Re del pesce”, Franco Muto, per cui erano stati chiesti 20 anni di reclusione. Quest’ultimo era il reggente del clan di Cetraro che porta il suo cognome e già detenuto con il 41 bis. Il clan monopolizzava fino al dettaglio la commercializzazione dei prodotti ittici, i servizi di lavanderia industriale delle strutture alberghiere e la vigilanza dei locali d’intrattenimento.
Le indagini hanno documentato un importante traffico di stupefacenti che, sotto il controllo di Muto, riforniva di cocaina, hashish e marijuana le principali località balneari della costa tirrenica. Negli anni ’90, inoltre, la Polizia evidenziò che quasi l’80% delle attività commerciali della costa si riforniva esclusivamente dai Muto e che non c’era contrattazione, perchè la fornitura di pesce arrivava e si doveva pagare. In quel periodo Muto viveva a Sala Consilina in soggiorno obbligato e, in un’operazione congiunta tra le forze dell’ordine, fu arrestato nel 1992 nella struttura che lo ospitava nella frazione Trinità. Durante il suo soggiorno a Sala Consilina iniziò a mettere radici anche nel Vallo di Diano.
– redazione – ondanews -
Commenti
Posta un commento