Frana di San Rufo. I migranti spalano insieme ai residenti. All’opera anche gli operai della Comunità montana

La strada verso San Rufo, poco dopo il cimitero, comincia a diventare ancora più scura sotto i fari dell’auto che arranca. Scivola. L’asfalto si riempie di fango e sui bordi si vedono i primi detriti e cumuli di terra. Più si sale e più aumentano cumuli e detriti. E si cominciano a scorgere i volti impauriti, sporchi e arrabbiati dei residenti di San Rufo. I volti coraggiosi e stanchi dei soccorritori, dei volontari, degli operai della squadra anti incendi boschivi della Comunità montana, della Protezione civile, della task force che dalle 21 di ieri si è messa all’opera per salvare San Rufo. Il fango e il silenzio interrotto da graffi di pale sul catrame, da ruspe che rombano: è questa l’accoglienza della notte di San Rufo. Si sale con l’auto, si parcheggia nei pressi del municipio, tra sirene azzurre di carabinieri, di vigili del fuoco. Luci gialle di mezzi all’opera, luci bianche di case sveglie. E poi tra fango e pale si vedono anche loro. I migranti ospiti di Iris. Minorenni sì, ma che imbracciano le pale sin da ieri sera e spalando via il fango e spalando via, si spera, anche la diffidenza, di pochi, nei loro confronti. “Siamo qui, siamo con i cittadini di San Rufo come è giusto che sia”, dicono. Il fango entra nell’asfalto, riempie gli stivali, macchia gli abiti e i visi, penetra, per un attimo, nell’anima degli abitanti di San Rufo che però, dopo il primo momento di paura, reagiscono. Si uniscono ancor di più, stretti tra loro e dimostrano come un paese possa essere unito. Il fango dall’asfalto e dai cuori viene così spazzato via così con rabbia e orgoglio.-italia2tv-

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