Referendum costituzionale. Anche il Vallo di Diano vota No e boccia la riforma


E’ una vittoria schiacciante quella conquistata dal fronte del No al referendum costituzionale dopo una campagna elettorale serrata e dai toni aspri. Una vittoria che boccia, in maniera drastica e pesante, la riforma Boschi e, indirettamente, il governo Renzi. Gli italiani hanno detto “No” al superamento del bicameralismo paritario, alla riduzione del numero dei senatori, alla soppressione del CNEL, al contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni e alla revisione del titolo V della seconda parte della Costituzione (quella che avrebbe passato allo Stato la competenza esclusiva in una serie di materie, tra cui la salute pubblica, le politiche sociali, il turismo e l’istruzione). A scrutinio completato il dato di fatto è la predominanza del No (59,95%). E anche in Campania, il cui voto era stato annunciato come “decisivo” dal governatore De Luca, il No (64,69%) ha largamente sconfitto il Sì (35,31%). Da percentuali quasi bulgare, a differenza che in altri appuntamenti referendari, anche l’affluenza alle urne in tutto il Paese (68,42%). In Campania ha votato il 58,88% degli elettori aventi diritto e in provincia di Salerno il 62,32%. Nella media nazionale anche il Vallo di Diano, la cui affluenza in alcuni centri ha superato il 60%: Sant’Arsenio (65,76%), Monte San Giacomo (63,81%), Sala Consilina (60,37%), Atena Lucana (60,20%). I risultati valdianesi confermano il trend generale del Paese. In tutti i comuni, tranne che a Pertosa (168 Sì contro 151 No) e a Sanza ( 620 Sì contro 601 No), gli elettori hanno deciso di porre il proprio veto alla riforma. Il No ha stravinto e addirittura doppiato il Sì a Sala Consilina (4011 – 2080), Teggiano (2200 – 1266), Montesano sulla Marcellana (1917 – 946), Padula (1581 – 805). La più ampia fetta di elettori di questa terra ha bocciato con forza la legge Boschi e, con molta probabilità ha deciso di esprimere, contemporaneamente ad una valutazione nel merito, anche quello che si potrebbe senza ombra di dubbio definire un “giudizio politico” nei confronti della classe dirigente, conformandosi ad un atteggiamento che da giorni si stava palesando in tutta la nazione. Sì, perchè è ormai indubbio che lo stop alla riforma costituzionale abbia messo la parola fine anche al governo Renzi. Quest’ultimo, poco dopo la mezzanotte, ha annunciato le proprie dimissioni in conferenza stampa da Palazzo Chigi. “Il popolo italiano ha parlato in modo inequivocabile, chiaro e netto – ha detto il premier – riunirò il Consiglio dei Ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al Presidente della Repubblica le dimissioni”. Adesso toccherà al Presidente Mattarella gestire questo passaggio delicato per il Paese. Non pare essere un “Renzi bis” quello che si prospetta all’orizzonte e, per evitare un immediato ritorno alle urne, il Capo dello Stato potrebbe propendere per un governo di scopo che tenti di porre un argine all’instabilità. – Chiara Di Miele –ondanews-

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