Erminia Pinto:Lettera aperta agli amministratori del Vallo di Diano

Consigliere, ma sta TASI la dobbiamo pagare? Così comincia l’approccio ogni giorno con le persone che vedo per strada e saluto. E sì, la TASI si deve pagare, purtroppo. E mi dispiace dire sì, perché molte persone che me lo chiedono, proprio non potrebbero, ma pure ci proveranno a pagarla, in silenzio, col decoro giusto che ci ha insegnato la nostra terra, quella che viene dalle mani contadine, che ha accolto popoli antichi e nasconde rovine pregiate e abbandonate, dinosauri di petrolio e acqua purissima. La terra nostra, che pure se tutti ci lamentiamo, abbiamo paura che “chissàcchecistassotto”, in fondo ci fidiamo, perché è la terra dei nostri padri, dignitosa, giusta, fertile, che ci accoglie e ci regala cibo e mitezza.Ma io sono consigliere comunale, io devo rispondere che “sì, si paga, tutto si paga”. Rispondo così pure se le persone con cui parlo sono arrabbiate, pure se dicono che poi chi se li mangia quei soldi?”E no, non se li mangia nessuno, spariscono nella gestione delle economie del paese.” EEH le economie del paese, e tanto noi qua non esistiamo, stiamo qua per fare del bene al prossimo, per far mangiare a loro”.Non è così, ma come ve lo spiego? Siete, siamo esasperati, non vediamo la fine, non abbiamo niente su cui sperare, per cui investire, non abbiamo idea di che vuol dire Futuro.Uno slogan tempo fa diceva “il futuro è solo l’inizio”.E forse è vero, ma io non ho capito che significa, perché se l’inizio ancora deve venire, per me vuol dire che al presente nessuno ci pensa. E se nessuno ci pensa, vuol dire che nessuno pensa alla mia generazione e a quelli tanto più giovani di me, che adesso cominciano a camminare nel mondo. E se lo Stato, la Regione, i nostri Governi insomma, non pensano a noi ora, non programmano la rinascita, la speranza, io non avrò niente da dare ai miei figli, niente da raccontare a loro. E se perdiamo oltre alla dignità del lavoro, purela dignità del racconto, la memoria, non sappiamo manco dove vogliamo arrivare. E così ci giochiamo il futuro.Il futuro, il Governo, la mia terra. Che parole importanti, che significati straordinari.Il futuro, che è la mia visione del mondo e quello che nel mondo accadrà, e quello che accadrà a me, e quello che avranno/faranno i miei figli. E quanto di quello che gli promette il mondo si avvererà, e quanto loro potranno partecipare effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del loro Paese, del loro paese, della loro terra.Il Governo: quello che si regge sulla Costituzione, che ad essa si deve ispirare, che da vari anni s’è scordato proprio che la Costituzione ha nei principii fondamentali parole come solidarietà, partecipazione, tutela del paesaggio, cultura, lavoro, uguaglianza, eccetera eccetera eccetera. Adesso parliamo inglese, parliamo rapido, sappiamo sintetizzare veloce i concetti e muovere svelte le dita su un maxischermo per formiche; adesso abbiamo i Presidenti dei Consigli che cinguettando si pugnalano, i deputati che litigano coi cittadini per post, ma non per posta, proprio per un post, cioè una frase scritta al posto di una frase tipo “A cosa stai pensando?” e abbiamo i partiti che non aprono le sezioni, i circoli, ma aprono i “punti”, come l’ENEL, o i Club, come i velisti; li aprono fra i sei mesi e i trenta giorni prima di un’elezione. Qualsiasi elezione. Al diavolo la formazione, al diavolo la condivisione di temi, l’apertura ai cittadini, la capacità di costruire sulle persone, di tramandare una storia e delle idee in un luogo, che sia sempre aperto, più rosso o più nero, o magari grigiolino, ma aperto sempre, perché per esempio i ragazzi possano sapere chi pensa cosa, ascoltare, scegliere. I Governi sono mischiati, destra sinistra centro, chi sta a destra va a sinistra chi sta a sinistra va a destra, chi sta al centro si sposta avanti e indietro con aria indaffarata. È un “Facite ammuina” perfetto. E intanto si perdono pezzi, si coltivano le vanità, cresce la fame di soldi che non ha pudore, si allarga la voragine tra chi vive onestamente e chi divora il Paese, si mischiano le carte, si allevano rampicanti, si perde la visione politica dei territori.La mia terra sta sulle montagne che formano la spina dorsale dell’Italia, ma L’Italia non lo sa, non la conosce. Non la vede. Così la mia terra, piano piano cade si alza cammina e cade ancora. I Governi che si succedono non la vedono, i governi regionali manco sanno che esiste. Non manca niente, diciamo che ci adattiamo, abbiamo imparato a stringere i denti, a diminuire i bisogni, ad adattarci ai cambiamenti. Siamo partigiani, resistenti, resilienti. Abbiamo i giovani, quelli che tornano dopo avere studiato, che ci provano a ogni costo a restare, a costruire qua, dove non c’è spazio per costruire. Abbiamo la memoria e il desiderio di futuro. Siamo area interna, una bestemmia, siamo la dimensione umana ancora della parola Comunità, manteniamo forti memoria e tradizioni e sappiamo sposare le metropoli, partorire talenti preziosi e regalarli al mondo. Il futuro, il Governo, la mia terra. E la mia terra è divisa in varie piccole parti, non riconosciuta, più Sud del Sud, il Sud che sta dentro, quello nascosto, quello che si deve svuotare, perché non esiste. E però qua abbiamo una cosa che ci rende uguale agli altri, uguale ai territori esposti, visibili, a quelli dove si fanno le foto h24 tutti i politici seri: Qua pure, pure se siamo pochi, a un certo punto della nostra vita, mentre pensiamo a come pagare la TASI, mentre contiamo i soldi nelle tasche o pensiamo ai figli che studiano fuori, mentre andiamo a comprare il pane, all’improvviso ci troviamo i marciapiedi che aprono i punti di partito, o i club. Perché qua pure siamo voti. Siamo cittadini, pure qua mettiamo le croci sulle schede elettorali, pure qua scriviamo i nomi dei candidati, pure qua rispondiamo a un dovere e quindi pure qua, per chi apre i punti e i club, siamo appetibili. E all’improvviso la mia terra ha un nome, si chiama Vallo del Diano (perché manco lo sanno i fondatori di club e punti, che noi siamo il Vallo DI Diano), e tutti si ricordano che esistiamo, tutti cercano di inzuppare la mollica di pane in questo sangue che sotto le elezioni scorre, è vivo e si vede. E tutti i partiti vengono qua, partono all’improvviso e raccolgono candidati, candidabili, 5 o 6 o 7 o 9 candidati, destra sinistra centro, chi stava a destra va a sinistra eccetera eccetera. E tutti i candidati se la devono giocare, perché tutti i candidati sono un’opportunità per il territorio, per il “Vallo del Diano”. E tutti se la giocano. E partono le battagliucce, le scaramucce interne ai partiti, che si svegliano all’improvviso e si autonominano, si dividono si frammentano si scelgono e appoggiano un nome, e ogni nome insieme agli altri diventa troppi nomi per dare una possibilità a questa terra di venire fuori, di essere presente seriamente nelle Istituzioni che ci governano. E nel frattempo? Che è successo nel frattempo? Dove eravate, dove eravamo nel frattempo? Che fine ha fatto la partecipazione, la condivisione, la capacità di esprimere le necessità delle terre dimenticate? Dove siete, Partiti? Dove vi schierate? Quali sono le vostre idee per il Vallo di Diano? Quanta determinazione abbiamo a difendere la nostra terra? E dove siamo, colleghi miei, amministratori? Dove siamo noi? Quanto aspetteremo ancora prima di riunirci e decidere con lealtà quanto siamo disposti a metterci in gioco o a sacrificare la vanità per le persone che riempiono il Vallo di Diano, per i cittadini che rappresentiamo? Quando ci siederemo insieme e cominceremo a scegliere seriamente le idee sulle quali puntare, quando seriamente ci metteremo tutti insieme, amministratori e società civile, per creare insieme l’unione fra tre parole: Futuro, Governo e Vallo di Diano? Io faccio un appello. Io chiedo ai politici, agli amministratori del Vallo di Diano di uscire insieme tutti dall’ambiguità del silenzio, perché tacere ora vuol dire non aver avuto il coraggio di schierarsi per tempo e chi non si schiera, perde. Sempre perde. Io chiedo di lavorare insieme per capire insieme che visione abbiamo della nostra terra, come vogliamo vedere il Vallo fra 10 anni, quali obiettivi abbiamo e cosa faremo per costruire un posto migliore di quello che abbiamo adesso, così da non continuare a perdere pezzi, come tribunale, ospedali, scuole, ecc. Io chiedo a ognuno di mettere da parte la propria vanità, o l’idea di essere essenziali individualmente alla scena politica valdianese e di cominciare a capire che la programmazione politica di un territorio o si fa quanto più aperta e partecipata possibile, o non riesce. Oggi la società civile è pronta, matura, politicamente addestrata a sopportare, ha gli occhi aperti e senso del sacrificio, oggi i nostri concittadini sanno bene cosa manca al Vallo di Diano per un riscatto economico, politico, sociale.Io credo nella mia terra e nei suoi infiniti talenti, nei suoi giovani e nell’esperienza di chi ha camminato assai per le nostre strade. Io so di non essere essenziale alla politica, ho un impegno coi cittadini salesi che mi hanno onorata portandomi a sedere tra i banchi della minoranza e cui con onore voglio rispondere fino alla fine di questa consiliatura. E allo stesso modo voglio che il Vallo di Diano per le imminenti elezioni regionali sappia esprimersi, sappia avere un programma convincente per le aree interne, sappia coinvolgere la cittadinanza e sappia vincere ed avere i suoi rappresentanti al Governo Regionale. Il Vallo stavolta deve avere una possibilità.-vallonotizie24-

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