Sassano: “Chiediamo nuove indagini”. La famiglia Rubino richiama in causa Gianni Paciello

La famiglia Rubino chiede la riapertura delle indagini sulla morte del figlio Giovanni, rimasto vittima di un incidente stradale due anni fa, in cui era coinvolto Gianni Paciello, il ragazzo che ha causato la strage di Sassano domenica pomeriggio a bordo della sua Bmw. “A breve avremo nuovi elementi da fornire al vaglio della magistratura” fa sapere l’avvocato dei familiari di Giovanni Rubino, Demetrio Ricciardone, intenzionato a far riaprire il fascicolo sulla base di una ricostruzione tecnica dell’accaduto, fatta dall’ingegnere Giuseppe Pisano, esperto di infortunistica stradale. Era la sera del 14 ottobre del 2012: poco prima della mezzanotte, a Sassano, l’auto stava procedendo sul tratto di strada provinciale 78, tra la chiesa di San Rocco e la frazione di Silla, quando si è schiantata contro una quercia. Nell’impatto i due giovani sono stati sbalzati fuori dall’auto. giovanni rubinoAll’epoca dei fatti, in assenza di testimoni, il caso si chiuse convalidando la versione data da Gianni Paciello e cioè che alla guida della Toyota Aygo blu ci fosse Giovanni Rubino, proprietario della vettura, deceduto qualche settimana dopo l’incidente. La famiglia non ha mai creduto a questa versione. “Al momento dei fatti l’attribuzione delle responsabilità venne fatta sulla base della proprietà del veicolo e non su accertamenti tecnici necessari” ribadisce l’ingegnere Pisano precisando che entrambi i ragazzi erano già stati trasportati in ospedale quando i carabinieri giunsero sul luogo dell’incidente. “Considerando la fase post urto – prosegue Pisano – posso stimare una velocità superiore ai limiti imposti su quel tratto stradale, anche in virtù del tratto stradale bagnato e privo di illuminazione”. - Tania Tamburro ondanews –

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