“In questo pezzo di sud di un bizzarro Paese, in cui la bellezza non è più che una fievole memoria per chi si ostina a conservare almeno i ricordi, un gruppo di architetti ha deciso di impedire la consegna dell’architettura all’archeologia delle professioni”.
Questa la parte iniziale del documento realizzato dai promotori del GAV, Gruppo Architetti Vallo di Diano. Il cui incontro di presentazione si svolgerà domani, alle ore 19.00, presso la società operaia “Torquato Tasso” di Sala Consilina.
“Davvero l’Italia è il Paese più ricco d’arte al mondo – si legge sul manifesto - se può permettersi il turpe sfregio che da decenni perpetua nei confronti delle proprie immeritate eredità, se può permettersi lo sperpero professionale di mettere all’angolo gli architetti, dopo averne formati a centinai di migliaia”.
Nel corso della presentazione saranno raccolte le adesioni degli architetti del Vallo di Diano. Il progetto, come sottolineato dai promotori, punta alla fondazione di un gruppo di lavoro apartitico, indipendente ed aperto e tra i principali obiettivi dello stesso rientra la tutela dell’immagine del ruolo dell’architetto, l’affermazione del rapporto tra architetto e territorio e la sensibilizzazione della collettività sul ruolo sociale dell’architettura e dell’urbanisitica.
“E’ il momento di alzare la posta qui nel Vallo di Diano, a partire da subito – recita ancora il documento – E’ il momento di ampliare le vedute sul ruolo dell’architetto. Non più l’urbanistica quantitativa dei numeri e dei burocrati, ma l’architettura urbana delle qualità. E’ qui che l’architetto del GAV vuole affermare il suo ruolo pubblico. Vegliare, osservare, discutere e giudicare l’operato altrui. Correttamente, ma senza sconti ed omissioni. Il Vallo di Diano, i suoi Comuni, gli enti che vi operano hanno bisogno di un osservatorio. Uscire dagli studi e mostrarsi in giro, porre domande e cercare soluzioni. Promuovere virtuosi accordi con tra gli architetti del Vallo e con chiunque (artigiani, imprese, enti) voglia intraprendere percorsi condivisi. E’ anche il momento di condividere le disperazioni, di confortare le spalle di una categoria disgraziata ma ancora (r)esistente.
Il GAV è questa dichiarazione d’intenti e richiede un pò del tuo sangue per vivere nei fatti e non solo nelle buone intenzioni. Se sei un architetto del Vallo di Diano, nel GAV c’è molto da fare…”
- ondanews -
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