8 marzo 2013: un giorno da non festeggiare - di Paola Testaferrata

 Non c’è niente da festeggiare, solo da ricordare, pensare, progettare. La Giornata Internazionale della Donna è un giorno lungo quanto un anno. Un giorno in cui c’è veramente poco da festeggiare se ricordiamo che ogni 3 giorni viene uccisa una donna. Un giorno per riflettere su concetti, opinioni, idee che spesso si tramutano in offese, violenze ed abusi. Un giorno triste in cui si chiede ancora, come quarant’anni fa, un cambiamento. Giudizi sbagliati e frettolosi pregiudizi spesso accompagnano azioni scorrette e prepotenze. E la cosa ancora più triste è quando questi partono non solo da certi soggetti maschili, per non definirli “uomini”, ma anche da donne, da ragazze che, evidentemente, non conoscendo la storia della “donna”, rivolgono epiteti sconveniente anche a quelle donne che oggi hanno inteso lottare pacificamente, partecipando all’iniziativa “L’otto con la gonna”, partita dall’Istituto d’Istruzione Superiore “Pomponio Leto” di Teggiano. Non sono solo certi uomini che chiudono le orecchie, ma che aprono bene gli occhi, la bocca e le mani per disprezzare e denigrare la donna, arrivando persino a dire di una ragazza violentata che “se l’è cercata” perché indossava una minigonna, perché “ha provocato” l’uomo, ma anche certe donne pronunciano queste frasi ingiuriose.E’ facile giudicare senza riflettere. Fare del male è perfettamente banale. L’individuo che non è capace di “sentire” l’altro come un essere umano, diverso e nello stesso tempo simile a se stesso, non riuscirà neanche a “pensare” che sta procurando un dolore lacerante alla persona che sta offendendo. Violenza non solo fisica, ma anche psicologica. Volontà di denigrare, distruggere, annientare la personalità di una donna. Lasciandole un segno che distruggerà i suoi sogni. “L’altra metà del cielo” combatte ancora per eliminare nuvole rosse di sangue calpestato spesso dal proprio compagno, fidanzato, marito. L’otto marzo: un giorno lungo un anno. Un giorno di lutto che deve indurre tutti a riflettere per poter realizzare, già nel contesto familiare, una vera educazione al sentimento, al rispetto dell’altro che non è assolutamente inferiore. Dall“altra metà del cielo” piovono lacrime al pensiero delle tante donne violate, violentate, uccise. Chissà che queste lacrime non riescano a lavare lo sporco di cui sono ricoperti certi uomini. La speranza è che un giorno ci sia un unico grande cielo.    Paola Testaferrata

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