Sant’Arsenio (SA) – Una grande famiglia, un luogo dove la paura viene trasformata in coraggio. Così può essere definito l’hospice di Sant’Arsenio che nei giorni scorsi è stato oggetto di qualche critica da parte di alcuni politici poco informati sull’attività che viene svolta al suo interno, poco informati forse perché si sono lasciati andare a delle dichiarazioni offensive per chi vi lavora senza aver mai trascorso qualche ora all’interno del reparto insieme ai medici, agli infermieri e agli stessi pazienti. Questa mattina per capire se realmente l’hospice sia un progetto rimasto sulla carta come qualcuno lo ha definito ci siamo recati con le nostre telecamere nella struttura ubicata al terzo piano dell’ex ospedale di Sant’Arsenio. Ad accoglierci la dottoressa Passannanti e il dottor Carbonaro ed un suo collega ed è bastato solo guardarli negli occhi mentre ci raccontavano come viene vissuta la giornata nel reparto per capire che il loro lavoro è prima di tutto un atto di amore verso i pazienti oncologici che accedono all’hospice per la terapia del dolore e le cure palliative. L’hospice è il primo in assoluto aperto in Campania, inaugurato nell’agosto del 2006 ha ospitato il primo paziente il 18 settembre dello stesso anno. Vi prestano servizio un medico a tempo pieno, due part-time, 8 infermieri, e un operatore socio sanitario. I dieci posti letto disponibili vengono occupati non solo da pazienti del Vallo di Diano, ma provenienti da tutta la Regione. “Qui siamo una famiglia – ha spiegato la dottoressa Passannanti – dove nessuno si sottrae al proprio dovere e va anche oltre. Lavorare qui comporta anche un forte impatto psicologico quando purtroppo una persona muore perché tra medici, infermieri e pazienti si instaura un legame che va oltre quello che può essere in altre situazioni un semplice rapporto professionale. Per noi il paziente non è un nome e cognome abbinato ad un numero di stanza. Qui ci chiamiamo tutti per nome e facciamo di tutto per poter dare sollievo non solo a chi è ricoverato qui ma anche alla sua famiglia cercando di dare il massimo dell’assistenza possibile”. Le parole della dottoressa trovano riscontro nelle tante lettere di ringraziamento che arrivano al reparto dai pazienti e dai loro familiari. Ci sono poi gli infermieri che oltre a svolgere il loro lavoro mettono a disposizione le loro capacità anche per poter svolgere lavori di manutenzione all’interno del reparto. Se per esempio si rompe un flessibile, invece di aspettare che arrivi al termine tutta la trafila burocratica perché questo possa essere sostituito, c’è qualche infermiere che si porta la cassetta degli attrezzi da casa e sistema il guasto. Al termine della nostra visita nel reparto l’unica cosa abbiamo avuto la prova il reparto esiste non solo sulla carta. L’unica cosa che ha a che fare con la carta è quella da lettera utilizzata dai pazienti per ringraziare chi ha donato loro un sorriso, una mano da stringere e una spalla alla quale potersi appoggiare. -italia2tv-
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