La linea fantasma da Sicignano a Lagonegro: il degrado ferroviario nel Vallo di Diano isolato

La ferrovia Sicignano degli Alburni - Lagonegro è una delle linee dalla storia più triste e sfortunata d’Italia. Costruita con lo scopo di servire centri del salernitano di una certa importanza oltre che per fare uscire la splendida area del Vallo di Diano dall’isolamento, vive nel dimenticatoio dal 1987 e nonostante le battaglie di cittadini e Codacons resta ufficialmente “sospesa al traffico ed effettuata con autocorse sostitutive”. Ci sono effettivamente il pullman delle FS da Napoli e Battipaglia per Lagonegro e viceversa.

Il pretesto per la chiusura effettiva, che sovraccarica di lavoro le compagnie ingaggiate per l’autoservizio suppletivo, fu l’elettrificazione della ferrovia Battipaglia - Potenza. La linea per Lagonegro si diparte infatti da quest’ultima presso il bivio Sicignano/Zuppino (o bivio Castrocucco), attualmente scollegato dalla rete con la rimozione dello scambio proprio dal 1987 (anno di inizio dei lavori poi terminati nel 1993).

L’ammodernamento di una tratta ne ha chiusa un’altra: sembra infatti che i vertici di RFI abbiano deciso di contribuire alla classificazione di cittadini di serie B i valdianesi, mantenendo le stazioni nello stato di degrado più assoluto e contribuendo a renderle luoghi invisi alla gente e malfamati.

L’incuria spadroneggia in tutti i luoghi ferroviari, con una rigogliosa vegetazione in grado di ingoiare edifici, binari, marciapiedi e lampioni. I fabbricati viaggiatori spesso versano in condizioni pietose, come si vede dalle fotografie e nel dettaglio stazione per stazione.

Nonostante i finanziamenti approvati più volte dai governi, le proposte affascinanti come la ferrovia turistica, il tentativo di interessare il Genio Ferrovieri e non ultima l’eventualità di una gestione di Italo in caso di liberalizzazione del trasporto regionale nulla è cambiato, e anzi se non fosse per pochi che ancora combattono e credono nella riattivazione della linea fantasma dai passaggi a livello cementificati e arrugginiti, la battaglia potrebbe considerarsi persa.

I centri attraversati per importanza non sono secondi ad alcune località limitrofe al capoluogo di provincia. Basti pensare a Sala Consilina, recentemente depotenziata dalla chiusura tribunale ad opera del governo, o a Polla. Anche Atena Lucana, Casalbuono, Montesano sono centri potenzialmente pieni di pendolari considerando che lavoratori e studenti hanno la necessità di recarsi nel capoluogo per questioni di impiego o di istruzione.

Altra non trascurabile potenzialità della ferrovia Sicignano – Lagonegro è il suo essere parallela per larghi tratti alla A3 Salerno - Reggio Calabria: un orario con corse di treni cadenzate regolarmente potrebbe decongestionare il traffico automobilistico (con conseguente riduzione dell’inquinamento) quanto meno per il tratto valdianese. E ancora il turismo non manca nella zona: Pertosa è sede delle famose grotte dell’Angelo, tra l’altro distanti appena 1 km dalla caratteristica stazione ferroviaria, mentre a Padula si trova la certosa sempre in linea d’aria vicina allo scalo oltre alla casa natale di Joe Petrosino.

Con i suoi scorci paesaggistici, i ponti sul fiume Tanagro che più volte interseca la linea e le grandi potenzialità logistiche si potrebbe far uscire dall’isolamento una vasta area di oltre 200.000 abitanti. Ma purtroppo sembra che questo faccia storcere la bocca a qualcuno, visto il continuo boicottaggio per non ripristinare la linea. Quantificati in circa 60 milioni di euro i lavori per la ristrutturazione, visto lo stato di ponti e armamenti nonché gallerie, si è preferito spenderne 12 solo per uno svincolo autostradale a Sala Consilina Sud che riduce i tempi di percorrenza delle auto di appena 5 minuti, come denunciato dall’attivo Codacons.

Non si contano più inoltre i danni provocati al binario: a Polla, nonostante il progetto prevedesse le controrotaie, l’amministrazione ha creato una nuova rotatoria appena fuori dalla stazione eliminando il passaggio a livello e coprendo così il binario di asfalto. A Galdo degli Alburni i detriti cementizi dei lavori per la A3 sono finiti direttamente sui binari coprendoli e rendendo così impossibile il passaggio di un eventuale treno. Fortunatamente la situazione è stata poi ripristinata.

A Sala Consilina è stato letteralmente gettato sulla tratta il viadotto abbattuto per la creazione del nuovo svincolo. Una vergogna italiana tutta a danno del treno, purtroppo non facilmente superabile. E’ così che la Sicignano - Lagonegro vive quotidianamente il suo degrado sotto la vegetazione, dimenticata dalle autorità politiche locali e nazionali. L’onorevole Tino Iannuzzi ha presentato a suo tempo un’interrogazione parlamentare in cui chiedeva delucidazioni sui fondi stanziati per il progetto di ripristino, ma è soltanto una autorevole voce in un coro di negazionismo che rischia di far perdere l’ultimo treno al Vallo. Il silenzio dei sindaci e dei cittadini è specchio di una ormai consacrata rassegnazione, a distanza di venticinque anni dall’ultimo treno.

Un ultimo appunto, visto ormai come sia chiaro che riaprire tale linea non può che portare benefici, sta nel servizio da offrire: testimonianze svariate ricordano come il treno fosse competitivo solo a tratti rispetto all’auto, ricalcando un problema ormai annoso. Se si vuole dare ai cittadini una seria ferrovia del Vallo bisogna accorciare il collegamento con Salerno, cadenzarlo con almeno una corsa all’ora e far scegliere il treno ad altri mezzi, piuttosto che creare un orario improponibile con una corsa ogni cento anni.

La riapertura della Sicignano – Lagonegro, oltre che un trionfo del treno, è una battaglia di ecologia e civiltà. La crisi e la mancanza di fondi rendono difficile un ripristino tempestivo, ma l’errore più grande è arrendersi e abbassare la guardia lasciando che la ruggine divori definitivamente il binario.

Il 29-30 Settembre a Padula, presso la suggestiva Certosa di S.Lorenzo, si terrà la mostra-convegno “C’era una volta il treno” a cura della Sovrintendenza ai Beni Culturali.

Un amarcord sulla linea, discorsi di mobilità sostenibile, conferenze di esperti professori napoletani per studi di fattibilità: qualcosa si muove, dunque, ma il treno per tornare al Vallo deve fare ancora tanta strada.

Rocco Della Corte

tratto da: www.salernonotizie.it

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