La Guardia di Finanza scopre evasione da 95 milioni di Euro. Nei guai imprenditore di Padula

Un’ingente evasione fiscale è stata scoperta dai finanzieri della Tenenza di Sala Consilina, al comando del Tenete Giuseppe Mosca, nell’ambito di un’inchiesta per l’utilizzo di false fatture, che vede coinvolte varie imprese edili del Vallo di Diano operanti nel Nord-Est.Grazie ad una capillare attività d’intelligence e di controllo economico del territorio, finalizzata alla ricerca e alla repressione delle frodi fiscali, le Fiamme Gialle hanno scovato un imprenditore originario di Padula (SA), ma di fatto operante a Camisano Vicentino (VI), per forti incongruenze nelle dichiarazioni fiscali ai fini dell’I.V.A. e delle imposte sui redditi.In dettaglio, nonostante il giro d’affari elevato, le aziende facenti capo allo stesso risultavano in perdita sistemica dal 2005 e, quindi, perennemente in posizione creditoria nei confronti dell’Erario, attraverso l’utilizzo di false fatture. Individuato nel vicentino un soggetto economico - formalmente titolare di una impresa edile - che si era prestato a fare da “cartiera”, le indagini sono proseguite attraverso una fitta attività di interscambio informativo con la Guardia di Finanza di Vicenza che ha consentito l’accertamento puntuale dell’ingente evasione. Le indagini esperite dal reparto veneto hanno confermato che un imprenditore vicentino, previo pagamento di un congruo corrispettivo, aveva ceduto ad altri imprenditori, tra cui quello di Padula, interi bollettari di fatture “in bianco” recanti l’intestazione ed il timbro della propria azienda.I documenti venivano poi compilati dagli utilizzatori nella parte afferente le fittizie prestazioni di servizio ricevute e gli importi corrisposti, comprensivi di I.V.A., a seconda delle necessità di ciascuna azienda di “aggiustare” ad hoc la propria dichiarazione fiscale. Al termine dell’attività ispettiva, la Tenenza di Sala Consilina ha accertato che l’imprenditore di Padula, titolare di quattro società di capitali e di una ditta individuale tutte operanti nel settore edile, ha indebitamente dedotto costi fittizi per 65 milioni di euro, I.V.A. relativa per 13,6 milioni di euro ed I.V.A. dovuta per 13,3 milioni di euro, evadendo inoltre 3,5 milioni di euro di imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), attraverso l’utilizzo delle false fatture dell’azienda vicentina afferenti a lavori edilizi mai effettuati in quanto l’impresa non è risultata disporre di attrezzature tecniche necessarie, né tantomeno della manodopera atta a giustificare volumi d’affari di svariate decine di milioni d’euro per gli anni d’imposta oggetto dell’accertamento.L’imprenditore campano è stato segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sala Consilina per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele ed indebita compensazione delle imposte, avendo, inoltre, i finanzieri accertato che il medesimo aveva utilizzato gli importi a credito scaturiti dalla deduzione dei costi fittizi in dichiarazione per compensare gli oneri contribuitivi da versare agli Enti previdenziali ed Assistenziali in favore dei propri dipendenti.A finire sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori è stata, inoltre, la moglie dell’imprenditore, trentasettenne dell’America del Sud, per l’acquisto di immobili senza disporre di un reddito adeguato.Gli accertamenti, infatti, hanno riguardato l’acquisto di un appartamento ed annesso box auto a Camisano Vicentino nel 2006, con la contestuale sottoscrizione di un contratto di mutuo per 230 mila euro, nonché di un’ulteriore abitazione nel comune di Padula acquistata per 40 mila euro dalla propria suocera.Le indagini esperite hanno consentito di accertare che la donna aveva sottoscritto il mutuo ipotecario in forza di due fittizi contratti di lavoro stipulati con le società del marito e che l’imprenditore, con cadenza mensile, le trasferiva fondi dai conti intestati alle società per il pagamento delle rate di mutuo, provviste - come accertato - derivanti dalla commissione dei reati di frode fiscale, con la duplice finalità sia di “ripulire” i proventi illecitamente conseguiti, utilizzando il coniuge con evidente funzione di “schermo”, sia di “blindare” il proprio patrimonio da eventuali pretese dell’Erario approfittando del regime di separazione dei beni intercorrente tra i due.Ancor più articolato, invece, è risultato il disegno criminoso messo in atto per l’acquisizione del secondo immobile in Padula: il bene, infatti, ereditato dall’imprenditore a seguito del decesso del genitore, era stato trasferito con formale rinuncia alla madre nel 2009.
Nel febbraio 2010, lo stesso immobile viene ceduto da quest’ultima alla nuora a fronte di un pagamento effettuato con assegno bancario, risultato posto all’incasso solo nel momento in cui sul conto della sudamericana era stata accumulata la necessaria provvista attraverso svariati versamenti di contanti dalla frode fiscale e, comunque, non giustificabili.L’imprenditore è stato, pertanto, denunciato per trasferimento fraudolento di valori, mentre la moglie per riciclaggio. Entrambi gli immobili sono stati sottoposti a sequestro preventivo “per equivalente”, sia con riferimento ai reati di carattere tributario sia per il riciclaggio accertato, per effetto di apposito decreto emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Sala Consilina. Sottoposti a sequestro anche i conti correnti dei coniugi, nonché gli automezzi delle società.
L’Autorità Giudiziaria ha, infine, disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, ai sensi del Decreto Legge n. 306/92, di un ulteriore immobile acquistato dalla sudamericana nel 2004 nel comune di Padula, poiché dagli accertamenti patrimoniali esperiti dalle Fiamme Gialle è emersa una netta sproporzione tra la capacità reddituale della donna rispetto ai beni posseduti.
La gravosa misura cautelare ha interessato anche gli altri due immobili, già sottoposti al sequestro per equivalente.La norma, recante tra l’altro provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa, consente infatti di aggredire le illecite accumulazioni patrimoniali qualora un soggetto indagato per particolari tipologie di reati gravi disponga di denaro, beni o altre utilità di cui non possa giustificare la legittima provenienza, con particolare riferimento a quei casi in cui il soggetto disponga di redditi esigui, ovvero non ne disponga affatto.

- Comunicato Stampa Guardia di Finanza Comando Provinciale Salerno -

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