Cinque dipendenti della Ergon, da 5 mesi senza stipendio, si incatenano sul ponte del fiume Tanagro, nel pieno centro cittadino di Polla.
Vincenzo Manzione, Carmine Prato, Antonio Esposito, Pasquale De Santis e Giuseppe Sacco sono decisi a portare avanti una protesta, che li vede ormai stremati.
“Non riceviamo lo stipendio da cinque mesi - dicono i cinque dipendenti - e neanche la tredicesima ci è stata ancora riconosciuta.
Noi abbiamo fatto sempre il nostro lavoro e, con le nostre famiglie da campare, non ce la facciamo più ad andare avanti.”
Impegnati nella raccolta differenziata dei rifiuti, i cinque dipendenti non sembrano ascoltare ragioni. “Siamo determinati a portare avanti la nostra lotta - dicono – anche perché ci sentiamo cornuti e mazziati. La Ergon, infatti, vuole da noi anche i danni per degli scioperi in cui siamo rimasti coinvolti lo scorso anno, togliendoci dalla busta paga una somma enorme che ci umilia e ci mortifica.
Noi siamo esseri umani, siamo dei lavoratori che hanno fatto sempre il loro lavoro e vederci trattati in questo modo è assurdo e ingiustificabile”.
Intanto, su un banchetto apposto sul marciapiede, sono moltissimi i cittadini che stanno apponendo la loro firma su un registro, in segno di solidarietà ai cinque dipendenti.
- www.ondanews.it -
Vincenzo Manzione, Carmine Prato, Antonio Esposito, Pasquale De Santis e Giuseppe Sacco sono decisi a portare avanti una protesta, che li vede ormai stremati.
“Non riceviamo lo stipendio da cinque mesi - dicono i cinque dipendenti - e neanche la tredicesima ci è stata ancora riconosciuta.
Noi abbiamo fatto sempre il nostro lavoro e, con le nostre famiglie da campare, non ce la facciamo più ad andare avanti.”
Impegnati nella raccolta differenziata dei rifiuti, i cinque dipendenti non sembrano ascoltare ragioni. “Siamo determinati a portare avanti la nostra lotta - dicono – anche perché ci sentiamo cornuti e mazziati. La Ergon, infatti, vuole da noi anche i danni per degli scioperi in cui siamo rimasti coinvolti lo scorso anno, togliendoci dalla busta paga una somma enorme che ci umilia e ci mortifica.
Noi siamo esseri umani, siamo dei lavoratori che hanno fatto sempre il loro lavoro e vederci trattati in questo modo è assurdo e ingiustificabile”.
Intanto, su un banchetto apposto sul marciapiede, sono moltissimi i cittadini che stanno apponendo la loro firma su un registro, in segno di solidarietà ai cinque dipendenti.
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