Nel piovoso pomeriggio di Mercoledì sera, davanti ad una straordinaria platea di giovani studenti, di dirigenti, professori, di lettori e di gente con l’hobby della lettura, con inizio alle ore 16,30, presso l’aula Magna delle Scuole Elementare di Sala Consilina, evento organizzato dal Liceo Classico “M.T.Cicerone” di Sala Consilina, è stato presentato il libro di Isaia Sales “I Preti e i mafiosi”, nell’ambito delle iniziative per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
All’incontro, moderato e con coordinamento dei lavori, come da invito, dal prof. Luciano Lupo, hanno preso parte l’Assessore Garofalo Vincenzo in rappresentanza dell’amministrazione di Sala Consilina e in sostituzione del sindaco Gaetano Ferrari, il dirigente scolastico del Liceo Classico Carmelo Setaro e l’autore Isaia Sales. Gli intermezzi musicali sono stati eseguiti da un duo di eccezione dai docenti Prof. Antonio Anzalone al mandolino e dal Prof. Antonio Mastrangelo alla chitarra classica.
Ad aprire l’appuntamento di presentazione è stato l’Assessore con delega all’istruzione, dott.Vincenzo Garofalo che ha portato i saluti da parte dell’amministrazione comunale. Invece il dirigente scolastico del Liceo Classico Prof. Carmelo Setaro col suo intervento ha voluto sottolineare l’importanza della lettura nella formazione scolastica e professionale. “…Leggere è come fare un’escursione. Un buon libro ci dà la possibilità di impadronirsi del modo di pensare dell’autore, di provare le sue stesse emozioni, di usare l’immaginazione proprio come fa lui. In questo modo le sue esperienze diventano le nostre. Abbiamo la fortuna, stasera di presentare un libro, dagli argomenti scottanti, come si vede anche dal immagine forte della copertina, una croce fatta con due proiettili, simboli di morte, stragi, massacri…” Prima della introduzione all’ lavoro letterario, da parte dell’autore, “I preti e i mafiosi”. Storia dei rapporti tra mafie e chiesa cattolica”, pubblicato da Baldini Castaldi Dalai editore. C’è stato il ricordo dei due Giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, da parte dei Ragazzi del Liceo.
“ … il mio libro è fatto di domande e interrogativi- esordisce cosi Isaia Sales - Come spiegare il fatto che in quattro “cattolicissime” regioni meridionali si siano sviluppate alcune delle organizzazioni criminali più spietate e potenti al mondo? Come spiegare che la maggioranza degli affiliati a queste bande di assassini si dichiarino cattolici osservanti? Che rapporto c’è tra cultura mafiosa e cultura cattolica? E perché questo rapporto non è stato mai indagato in sede storica e, invece, è sempre smentito o sottovalutato?...” Il libro affronta il tema delle responsabilità della Chiesa cattolica e dei suoi esponenti nell’affermazione delle organizzazioni mafiose, esaminando l’apporto culturale che direttamente o indirettamente la dottrina della Chiesa ha fornito al loro apparato ideologico. Il libro parla di tutto questo, senza intenti scandalistici. La convinzione dell’autore è che senza il sostegno culturale della Chiesa le mafie non si sarebbero potute radicare così profondamente nel Sud del nostro Paese. Il successo di queste organizzazioni criminali rappresenta dunque un insuccesso della Chiesa cattolica ma, al tempo stesso, senza una Chiesa realmente e cristianamente antimafiosa la lotta per la sconfitta definitiva delle mafie sarà ancora lunga.
Durante il dibattito, l’autore, ha eliminato ogni velo sul fenomeno negativo delle Mafie e delle Camorre, che consentono ancora oggi la proliferazione di queste organizzazioni malavitose, che tra l’altro operando trasversalemente, parallelamente e talvolta in sostituzione delle istituzioni, impediscono alle Regioni meridionali di crescere e di confrontarsi liberamente con il mercato del lavoro e con la società.
Questo handicap è il motivo predominante che il libro di Sales vorrebbe mettere in evidenza, e che l’autore per certi aspetti punta il dito sulla Chiesa, senza per questo, sottacere la sua importanza pastorale che nelle aree meridionali spesso è, religione e “stato”. Ma le ragioni del “successo”, in tutta la sua negatività, sono da ritrovare evidentemente anche e soprattutto in altro: nella società, nei fenomeni di affermazione dell’individuo nella società, nel successo, nella corruzione, nella morale, nell’egoismo e nella prevaricazione, di cui spesso l’uomo ne è sempre e comunque il “migliore” interprete. Conoscendo l’autore, sia come giornalista che come letterato, certe cose le dice e non le manda a dire e soprattutto non ha paura di dirle “…mi chiedo se sono compatibili con la fede cristiana la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta e la sacra corona unita, - afferma con rabbia e determinazione, che l’ha sempre contraddistinto anche come politico (onorevole per il PCI e poi DS)- L’opinione pubblica mondiale è rimasta scioccata nel vedere che nei covi di Provenzano, di Greco, di Aglieri, di Santapaola, di Alfieri e di Piromalli venivano rinvenute bibbie, immagini di santi e di Madonne, addirittura altari sui quali far celebrare la messa e comunicarsi. Ci furono le stragi che portarono alla morte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Papa Wojtyla nel 1993 lanciò un anatema contro i mafiosi. Subito dopo la vicenda di padre Frittitta, il carmelitano che si era recato nel covo di Pietro Aglieri per confessarlo e comunicarlo e la difesa del suo comportamento da ampi settori delle gerarchie cattoliche dimostrava come la strada di un affrancamento della Chiesa dal silenzio storico e dalla copertura culturale e dottrinale ai comportamenti mafiosi fosse ancora tutta in salita. Al Sud c’è una religiosità passiva, fatta di fustigazioni, preghiere, rinunce, esteriorità, apparenze e compromissioni strutturali con le classi dominanti, contrapposta a una religiosità attiva in cui la salvezza è dettata anche da ciò che si fa nel mondo, non solo in chiesa o nella propria cella. Molto spesso la chiesa giustifica e avalla i mafiosi, con il perdono e il pentimento Negli ultimi decenni sono stati scomunicati i divorziati, chi pratica l’aborto, coloro che usano la pillola RU486 ma, gli affiliati alla mafia e alle sue consorelle non sono stati oggetto di scomunica da parte della Santa Sede e dei suoi organi. Non è un fatto sorprendente?
Indubbiamente l’evento di ieri sera è stato di particolare rilevanza culturale, per gli studenti e gli ascoltatori, molto adatto ad un dibattito che alla fine ha portato ad una riflessione comune, su una questione meridionale che dura da oltre 200 anni, sono cosi potenti queste caste? che non si riescono veramente a sconfiggere? Come l’autore anche noi abbiamo qualche dubbio…
MICHELE D’ALESSIO
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